Personaggi – Gabriele Schifano
Coltivatore, agricoltore, bracciante, ma non esiste in lingua italiana un nome che lo possa perfettamente rappresentare. Gabriele lavorara la terra con la collaborazione del cavallo. Uno dei pochi, se non l’unico in Castro, paese di mare e di pesca.
Un giovane Gabriele nel dicembre del 1953, non ancora sposato, con uno dei suoi tanti cavalli.
E qui al lavoro con l’aratro.
Cavallo addestrato, finimenti (carnimenti), aratro (aratinu) e uomo, formavano un sistema attrezzato, una vera e propria apparecchiatura (paricchiu).
In campagna, o si zappava a mano, o si comandava il paricchiu per lavorare la terra. Con l’aratino si faceva lo scasso più profondo, per la semina o il diserbaggio invece si usava la furca, quella tutta in legno.
La foto che più mi ha colpito dal suo album è la prima in alto. Gabriele è col suo cavallo dal maniscalco (ferraciucci), quello di Diso. La sua bottega è vicino ad una vecchia chiesetta e dovrebbe essere il nipote del più noto maniscalco che aveva l’officina sulla provinciale dove qualche parente ha posto per ricordo una insegna in pietra leccese con una testa di cavallo e una staffa. I maniscalchi erano orgogliosi del loro mestiere. Oggi ne resta qualcuno solo nei reparti militari di cavalleria o negli ippodromi.
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