IL CORTILE INTERNO
Le foto sono del 1980. Il vecchio castro romano, poi rocca bizantina e poi castello normanno, e poi aragonese, versa nell’assoluto abbandono. L’azione di spoglio condotta negli ultimi secoli ha privato la struttura di parapetti, lastricati, scale, decori, ecc. L’uso fatto della struttura in questo secolo non è certamente consona alla storia di un castello sulle cui mura ancora si leggono i colpi della mitraglia che regolarono lo scontro tra l’Occidente cristiano e l’Oriente mussulmano. Stalla, poi latrina, poi torre di avvistamento nella 2^ guerra mondiale, si presenta alla vigilia del terzo millennio alle cure del nuovo padrone, la rinata civitas castrense.
Tutta struttura si sviluppa attorno ad un cortile centrale di forma rettangolare. A destra e sinistra dell’ingresso due scale che portano ai piani superiori.
La parte meno documentata è certamente quella posta a fronte dell’ingresso. Appare non interessare il fotografo di inizio secolo e mai viene ritratta in foto conosciute se non in questo decennio. Forse lo scempio del crollo delle mure è già una ferita aperta che l’occhio vuole nascondere. Tutto il paramento murario è pressoché crollato, l’ultimo tratto , compresa la scala del lato ovest, crollerà a breve. E poi ancora il porticato a botte sul lato sud, già ripreso in alcune foto in bianco e nero. I locali in questo secolo sono utilizzati sicuramente come stalle. L’esame delle copie fotografiche disponibili e i lavori preliminari alla ricostruzione consentono all’Autore di presumere una maggiore anzianità della muratura crollata rispetto ai vani interni. Tutto il lato tra la torre circolare ed il contrafforte di Piazza Perotti appaiono rimaneggiati ed ampliati. In particolare i vani tra la torre e le nuove sale a est sembrano ricavati dallo svuotamento di vecchi ambieti con volte più basse. Sul fronte interno erano sicuramente presenti varchi con ampi archi (comunque sempre coerenti con la larghezza del varco principale del’ingresso 1,60 ml) e la destinazione degli stessi non è ben individutata. Sicuramente è coeva con la parte più antica del castello (la scala riportata dallo Spannocchi è innestata in malo modo sulla stessa). Forse più adatta alla guerra pre-angiona degli archi e delle catapulte, verra svuotata ed al suo interno si alleste una lunghissima sala intermezzata da archi volanti con intradosso a quota maggiore. Diventerà una cannoniera, come confermano i quattro fumanti che esalano i fumi delle polveri fino alle coperture. La forma di alcune aperture ancora aperte conferma l’attenzione posta alla protezione del fianco di terra. Forse una porticina è ricavata sul prospetto esterno come lascia pensare la caditoia posta sulla verticale. Gli archi volanti consentono di muoversi tra le batterie da fuoco in modo agevole. Alcune bocche da fuoco non corrispondono alla mezzeria della successione degli archi e questo lascia presumere una maggiore anzianità delle stesse o il vecchi trucco di non rilevare al nemico la posizione esatta dei muri maestri interni. La posa delle nuove volte è netta e disgiunta dalla muratura esterna più vecchia. Nessuna connessione o ammorsatura è operata tra le due fatture. Ed il vecchi paramento esterno, già logoro, ancorchè disgiunto dai muri interni, si lascia crollare sotto il peso del suo stesso riempimento. Anche la cortina esterna denuncia un allontanamento tra la nuova facciata rifatta e la vecchia muratura esterna. La soluzione architettonica del prospetto ripresa nela ricostruzione è quella ritenuta ultima al crollo. Quella del vecchio prospetto (porticato ?) riattato ai nuovi vani interni con la chiusura degli ampi varchi ed il mantenimento di piccole aperture strombate che restano, come lo erano all’epoca, incrongue rispetto ai nuovi ambienti creati dalle cannoniere.
I lavori di scarificazione condotti col primo dei restauri mette in luce la presenza delle due cisterne. La prima al centro di forna rettangolare con copertura a botte, la seconda in basso nella foto di forna articolata composta da due navate con pilastro centrale. La seconda presenta una doppia bocca con cavità di forma rettangolare a due navate con pilastro centrale in muratura e due arcate di spina, presenta il fondo scalinato e un bocca (pistale) monolitico in pietra locale (visibile nel centro della foto in una posizione provvisoria di cantiere);
E’ presente una seconda bocca a raso di forma circolare e del diametro non superiore a 30 cm circa. Quest’ultima bocca è poco documentata ma è ben leggibile nel seguente particolare fotografico.
Nella foto dei primi del secolo è ritratta la scala a destra dell’ingresso. Essa è stata addossata successivamente alla muratura esterna della sala ogivale. Sulla muratura antica si nota la sopraelevazione per la costruzione di ambienti civili (settecento ?) oggi completamente distrutti. In corrispondenza sulle coperture, antiche stampe, riportano la presenza di vani coperti ad embrici fin quasi la torre circolare.
La foto sopra inquadra l’angolo nord-ovest ed evidenzia la trasgressione tra l’arco presente sulla muratura di prospetto e l’arco volante interno. L’arco esterno è anche fotografato murato con la formazione di una più modesta porticina di accesso al vano retrostante. Inoltre si apprezza una certa ricercatezza degli archi di sostegno della scala ovest la cui comoda pendenza lascia presumere la possibilità di accesso a bestie da soma fino alle coperture.imuratura in corrispondenza dell’innesto tra la torre circolare e la muratura in prosecuzione appare già diruta su tutta la parte sommitale. Tuttavia, come documentato nelle foto degli anni settanta si rivela una buona conservazione del paramento ancorché caratterizzato da crescite vegetali e da una tessitura muraria a volta approssimativa.
I lavori condotti col primo intervento permettono il recupero statico delle volte con l’esecuzione di cappe armate su quasi tutte le coperture. Tuttavia la muratura di prospetto nord del cortile è, come già detto, destinata al totale rovinio. Restano i rilievi delle traccie di fondazione che consentiranno poi la relativa ricostruzione. Segni di ulteriore instabilità degli archi volanti interni alla sala cannoniera inducono la Soprintendenza di Lecce a porre con urgenza alcuni contrafforti in muratura a contrasto.
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Lo stato delle murature liberate e prossime alla ricostruzione definitiva denunciano inequivocabilmente la sconnessione delle parti murarie interne dal paramento esterno. La condizione di precarietà successiva al crollo esterno ha sicuramente consigliato in epoca remota a rincalzare con muratura gli archi volanti interni. Lo scavo per la posa della nuova fondazione ha evidenziato per tutta la profondità (circa 80 cm dal piano rustico del cortile) la presenza di muratura sottostante realizzata con pietrame informe. Sulla stessa, opportunamente consolidata con micropali ed inizioni di cemento, è stata avviata la ricostruzione definitiva. In adiacenza alla muratura di fondazione dei vani centrali si attesta una delle due cisterne d’acqua presenti nel cortile.
Il lato est, già connotato dalla presenza sull’angolo nord, di un ampio vano porticato offre uno spaccato della tecnica muraria adottata. Un solo paramento esterno fatto di conci squadrati e giuntati in filari regolari (a taglia) riempiti all’interno con pietrame informe consolidato in una matrice di argilla e calce secondo una usanza protratta fino a noi. L’ammasso interno, stabilizzato con l’impasto terroso (u murtieri) così ottenuto per strati regolari, può considerarsi stabile e sicuro solo nelle condizioni asciutte assicurate da una buona copertura solare. Qualora l’immissione di acque arrivi ad interessare gli strati dell’ammmasso interno il processo di disgregazione porta inevitabilmente allo scoppio della muratura.
In corrispondenza della muratura sulla verticale dell’accesso al vano interrato si notano aperture regolari con la formazione di piccole nicchie (piccionaia ?). Tali aperture sono state chiuse per consentire il maggiore recupero portante della muratura basale della vicina Torre Cavaliere. In corrispondenza della superficie di cortile inquadrata dalla foto in basso è ubicata la maggiore cisterna d’acqua.
Il lato sud, caratterizzato dal portone di ingresso, si costituisce da un alto paramento murario con camminamento superiore di guardia e difesa all’accesso. Ornato alla fine della facciata interna da un semplice motivo chiaroscurale è stato oggetto di limitati interventi di risarcitura muraria ed attende un defintivo consolidamento. Gli intonaci a calce che sbiancano la parte bassa del prospetto recano in graffito la data quasi fatidica del 1573.
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