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La Tavola Peutingeriana o Tabula Peutingeriana è una copia del XIII secolo di un’antica carta romana che mostrava le vie militari dell’Impero. Porta il nome dell’umanista e antichista Konrad Peutinger, che la ereditò dal suo amico Konrad Bickel. Peutinger avrebbe voluto pubblicare la carta, ma morì prima di riuscirci.
La Tavola è composta da 11 pergamene riunite in una striscia di 680 x 33 centimetri. Mostra 200.000 km di strade, ma anche la posizione di città, mari, fiumi, foreste, catene montuose. Non è una proiezione cartografica, quindi il formato non permette una rappresentazione realistica dei paesaggi né delle distanze, ma non era questa l’intenzione di chi l’aveva concepita. La carta va piuttosto considerata come una rappresentazione simbolica, una sorta di diagramma come quello di una metropolitana, che permetteva di muoversi facilmente da un punto ad un altro e di conoscere le distanze fra le tappe, ma non voleva offrire una rappresentazione fedele della realtà.
La Tabula è probabilmente basata sulla carta del mondo preparata da Marco Vipsanio Agrippa (64 a.C. – 12 a.C.), amico e genero dell’imperatore Augusto e, tra l’altro, costruttore del primo Pantheon, in seguito ricostruito totalmente da Adriano nel 123. Si pensa che la sua redazione fosse finalizzata ad illustrare il cursus publicus (cioè la rete viaria pubblica sulla quale si svolgeva il traffico dell’impero, dotata di stazioni di posta e servizi a distanze regolari, che era stata appunto riordinata da Augusto). Dopo la morte dell’imperatore, la carta fu incisa nel marmo e posta sotto la Porticus Vipsaniæ, non lontano dall’Ara Pacis, lungo la Via Flaminia.
Table de Peutinger. L’immagine mostra i Balcani, la Jugoslavia, l’Adriatico con l’isola di Cefalonia, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la costa libica di fronte
La Tabula mostra tutto l’Impero romano, il Vicino Oriente e l’India, indicando il Gange e Sri Lanka (Insula Trapobane). Vi è menzionata anche la Cina.
Vi sono indicate circa 555 città e altre 3.500 particolarità geografiche, come i fari e i santuari importanti, spesso illustrati da una piccola figura. Le città sono rappresentate da due case, le città importanti – come Roma, Costantinopoli, Antiochia – sono segnalate da un medaglione. Vi sono inoltre indicate le distanze, sia pure con minore o maggior precisione.
Il primo foglio rappresenta l’est delle Isole britanniche, l’Olanda, il Belgio, una parte della Francia e l’ovest del Marocco. L’assenza della penisola iberica lascia supporre che un dodicesimo foglio, oggi mancante, rappresentasse la Spagna, il Portogallo e la parte occidentale delle isole britanniche.
La Tabula fu infine stampata nel 1591 ad Anversa con il nome di Fragmenta tabulæ antiquæ dal famoso editore Johannes Moretus.
Il manoscritto è generalmente datato al XIII secolo. Sarebbe opera di un anonimo monaco copista di Colmar, che avrebbe riprodotto verso il 1265 un documento più antico.
Per quanto attiene a talune specifiche indicazioni, l’originale deve essere posteriore al 328, perché mostra la città di Costantinopoli, che fu fondata in quell’anno; mentre per altre (come ad esempio nella Pars IV – Liguria di Levante) potrebbe essere antecedente al 109 a.C. data di costruzione della Via Emilia Scauri, che non vi è indicata.
Tabula Peutingeriana: Pars IV – Segmentum IV ; Rappresentazione delle zone Apuane con indicate le colonie di Pisa Lucca Luni, il nome “Sengauni” e, poco sotto, il “Forum Clodii” ; il tratto Pisa Luni non è ancora collegato
Non è neppure indicato il collegamento viario tra Pisa e Luni, cosiderando che tale tratto appare occupato dalle Fosse Papiriane (le estese paludi che occupavano la attuale Versilia indicate come Fossis Papirianis).
Evidentemente la Tabula, all’origine, doveva essere stata costruita “per blocchi” di osservazione e non doveva essere più stata aggiornata. Infatti, ad ulteriore esempio, mostra la città di Pompei, che non fu mai più ricostruita, dopo l’eruzione del Vesuvio nel 79. D’altra parte, vi sono indicate alcune città della Germania inferiore che furono distrutte e abbandonate dopo il V secolo.
La Tabula è attualmente conservata presso la Hofbibliothek di Vienna, in Austria, e detta per ciò Codex Vindobonensis. Ne esiste anche una copia in bianco e nero negli archivi della cartothèque de l’IGN, a Parigi; la sua datazione è problematica, così come la sua provenienza.
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