La terza via di Antonio Chiarello
Tra pupazzi di creta di pochi centimentri e presepi viventi a grandezza naturale (!), Antonio Chiarello sceglie la terza via dei pupazzi a grandezza naturale. Certo, sono solo su cartonato rigidamente bidimensionale, ma è la prima volta che vedo dei pupazzi di presepio che si autocitano. Gli originali erano poverissimi pupazzi di creta, col filo di ferro al loro interno per reggere meglio gli strapazzi. Delicatissimi, più erano raffinati e più si rompevano facile. Ora un braccio, ora una gamba. Per un po’ restavano pensoloni sul filo di ferro, poi ti restavano mano nella mano. Ogni anno aprire la scatola dei pupazzi era un’ansia, un viaggio al mercatino quasi d’obbligo. I pupazzi fotografati sono quelli un po naif, un po boteriani, miracolosamente conservati, della Nena du Miliu Martanu, fotografati uno per uno e incollati a grandezza umana su un compensato opportunamento conformato.
Ma il presepio dei pupazzi che si autocelebrano è solo una parte del gioco. In realtà Antonio Chiarello, sopravvissuto come i suoi pupazzi alla decimazione della cultura ortellese, punta a spostare i riflettori della scena più verso il contenitore dell’installazione che il contenuto.
La torre dell’orologio in Piazza San Giorgio ad Ortelle.
Torre dell’orologio, sedile, mercato, chiazza cuperta, tanti nomi per tante funzioni sempre diverse. E anche un posto diverso. Demolita la vecchia torre al centro di Piazza San Giorgio quasi in asse con l’ingresso principale della chiesa matrice fu ricostruita più a sud nell’attuale posizione in un rigoroso stile moderno negli anni ’30. Chiarello raccoglie un po di vecchie foto e illustrazioni per descrivere la storia dell’edificio, che con il suo androne a porticato, in questi quasi cento anni di vita ha visto di tutto. Mercato di verdura, macelleria pubblica, garage per le auto del comune, cucina per le sagre in piazza, rifugio pubblico per la pioggia.
Di questa assenza di identità l’edificio non è ancora guarito. Tolti i macchinari della macelleria pubblica resta ancora un incongruo cancello e una parete tamponata che qualche sindaco troppo superficiale decise di chiudere per sacrificare un pezzo di architettura a legittimi bisogni occasionali che potevano trovare soluzione altrove.
Chiarello ci dice che quello spazio va ripreso, fosse pure per farci aspettare sotto gli studenti del mattino nelle mattine di sole e di pioggia. O appunto per usarlo per mostrare qualcosa di più interessante di quei nudi muri bianchi oltre il cancello.
Le foto raccolte da Antonio ci mostrano una prima scarna e povera torre dell’orologio, senza orologio, poi rivestita di decori in pietra leccese, con nuovo orologio meccanico. Occupava decisamente quasi metà dell’attuale Piazza e distava di alcune piccole casette dall’attuale Municipio.
L’impianto e la funzione erano già ben definite: una torre d’angolo e alcuni locali alla sua base forse del dazio o una cappella caratterizzati da una fila di mensoloni (beccatelli) verso la sommità. La torre è scarna, quasi priva di decori.
Nella ripresa seguente, caratterizzata dall’assenza della mole dell’Istituto De Viti, e quindi almeno degli anni venti, è più facile cogliere la distanza tra il Palazzo Tronci (ora Municipio) e la torre nella prima posizione.
La torre fu abbattuta, come pure i piccoli casamenti alla sua base, ed arretrata verso sud di almeno una ventina di metri. Fu ricostruita nello stile razionale degli anni ’30, molto lineare, caratterizzata solo da alcuni costoloni d’angolo anch’essi molto lineari. In alto un orologio bifacciale meccanico con carica a peso come tradizione ma con numeri arabi. Negli anni settanta un socialismo progressista decise che ci si doveva aggiungere una sirena d’allarme che ricordasse ai padroni e ai braccianti nei campi e nelle fabbriche che era ora di fare colazione o smettere di lavorare. L’effetto era da allarme aereo, e tragicamente imitato dagli altri comuni della zona.
Per rivederlo e rifletterci un po su, come in fondo vi chiede di fare l’artista con questo allestimento, approfittate del presepio di quest’anno e del programma natalizio di contorno.
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