Il Tesoro Nascosto – Filippo Giacomo Cerfeda
Di Filippo Giacomo Cerfeda leggiamo su l’Eco del Santuario, la recensione della tesi di laurea di Enrica Maritati, dedicata alle opere pittoriche sacre locali dei Comuni di Castro, Diso e Castiglione.
Il Testo estratto dal Bollettino Parrocchiale (Anno XIV N.1 2010)
Presentiamo in questo primo numero dell’annata 2010 del Bollettino, il prezioso contributo di Enrica Maritati sulla catalogazione dei beni mobili di alcune Parrocchie della ex Diocesi di Castro.
Ancora una tesi di laurea, l’ennesima tesi, discussa brillantemente dalla studentessa di Tuglie Enrica Maritati sulla pittura sacra in alcuni centri dell’antica Diocesi di Castro. Il pregevole lavoro di ricerca e di catalogazione è stato presentato presso la Facoltà di Beni Culturali (corso di laurea in Beni Mobili e Artistici) dell’Università del Salento, nell’anno accademico 2008/2009, sotto la magistrale guida del relatore Prof. Vincenzo Pugliese, docente di Storia dell’Arte moderna in Puglia. Nelle 165 pagine che costituiscono l’intero lavoro, la nostra autrice focalizza la sua attenzione solo su tre comunità dell’antichissima Diocesi di Castro, ossia la stessa Parrocchia di Castro, quella di Castiglione d’Otranto e quella di Diso. La lunga ed esplicativa introduzione generale sulle motivazioni del suo lavoro e sui dati essenziali relativi all’origine ed allo sviluppo della ex diocesi castrense, pongono le premesse per la catalogazione delle opere pittoriche delle tre comunità, fissando un intervallo cronologico che va dalla fine del XVI secolo a tutto il XVIII secolo. Abbiamo così per Castro l’analisi e lo studio di ben 13 dipinti, tutti collocati nella ex cattedrale di Maria SS. Annunziata; la catalogazione di 7 dipinti della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo in Castiglione, ed infine la presentazione dei 20 dipinti esistenti a Diso. Di questa comunità sono presentate le 19 tele della parrocchiale e l’unica tela sopravvissuta (l’Estasi di San Francesco d’Assisi) nel convento dei frati cappuccini. Di ogni singola opera viene tracciata una scheda tecnica, analoga a tutte le opere, scheda che prevede l’autore del dipinto o l’attribuzione, la datazione, la tecnica, le dimensioni, le eventuali iscrizioni vergate a mano, l’attuale collocazione, la descrizione, le interessanti notizie storico-critiche e, in conclusione, la bibliografìa. Si evince da ogni pagina lo sforzo della Maritati, non solo nel confronto con numerose fonti d’archivio, ma anche e soprattutto con una corposa bibliografia (oltre 56 libri consultati) elencata in appendice. L’utilizzo di quattro riviste e periodici e gli Atti di due Convegni di studio arricchiscono il panorama bibliografico di alcune schede della Parrocchia di Diso. Certo, il lavoro di catalogazione rappresenta un campo di studio complesso e non scontato, come si potrebbe pensare, e diventa ancora più impegnativo quando l’oggetto di interesse è la pittura sacra che – come scrive l’autrice della tesi – “estremamente varia e complessa, puntando sulla forza persuasiva del bello, cerca di suscitare emozioni in chi la guarda”. Il territorio salentino è estremamente ricco di testimonianze artistiche che raccontano le vicissitudini e la storia di una terra di passaggio e di conquista, d’incontro e d’accoglienza. L’obiettivo del suo lavoro, continua la Maritati, è stato “proprio quello di rendere noto tutto ciò che costituisce il nostro patrimonio artistico, esaltandone così l’insindacabile valore storico”; lavoro che ha fatto emergere, in corso d’opera, non poche difficoltà: l’esiguità di indagini di settore, da parte di studiosi locali; la scarsa attenzione dei laici e del clero nei confronti di un patrimonio “minore”; le difficoltà di ricognizione e rilevamento fotografico. Queste difficoltà, sottolineate dall’autrice della tesi, non hanno però rallentato lo studio e la ricerca, permettendo alla studentessa di raggiungere risultati apprezzabili e in grado di allargare gli orizzonti culturali sulla pittura e sugli artisti minori del Settecento salentino. L’impegno fino ad ora compiuto da Enrica Maritati, lungi dalla semplice registrazione di dati materiali, cerca umilmente di trasformarsi in una proposta programmatica a favore della conoscenza culturale e della tutela del nostro patrimonio storico-artistico. Solo un monito, in epilogo della tesi, deve giungere a tutti: quello di “impedire all’ignoranza e alla disinvoltura di disperdere nel tempo ciò che costituisce ricchezza e tesoro collettivo”.
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