L’Accademia del Chiosco
Cinquanta e uno anni fa e qualche mese si concludeva a settembre del 1965 l’estate a Castromarina. Il turismo ormai popolare, favorito dalla motorizzazione di massa, è in piena esplosione e anche le fasce economicamente più deboli possono prendere il mare.
In Seicento, in Belvedere ma anche in Lambretta, Ape e ancora qualche calessino, a Castro ci arrivavano un po tutti. Nasceva il brand ruggente di Castromarina, ancora oggi sulla breccia. Un doppio stipendio da impiegati e la famiglia poteva villeggiare per mesi, comprare casa o farsene una alla marina. Le rimesse dell’emigrazione in Svizzera e Germania portano ancora altri bagnanti e i loro amici stranieri.
Ma loro, la crème storica della urbanizzazione turistica della marina, i colonizzatori, sono ancora al loro posto, tra il nuovo porto del ’54, che aveva rilanciato piuttosto la sottostante Piazza Dante, e il paese degli indigeni sul monte.
Vivevano nella loro isola felice: una piazza perfettamente definita settant’anni prima, resa monca dei bagni alla vecchie tagliate giù dalle scalette, ma con l’ormeggio comodo per il Riva, senza la dittatura serale della TV, a far tardi la notte giocando a carte.
Un intenso impegno sociale quello delle canaste notturne che spinge il brindisino Teodoro PELLEGRINO, villeggiante in Castromarina, a doverne dare conto poetandone personaggi e interpreti. Si autodefiniscono quelli di “sopra il Chiosco” e chi ha oggi cinquant’anni e più potrebbe riconoscerli, per ricordo o racconto dei padri, un po tutti.
L’opera letteraria, non si sa se complice la sua rinomanza, o la benestanza dell’autore, o la generosità di qualche orgoglioso personaggio, viene stampata addirittura per i tipi di Scorrano a Lecce.
Uno spaccato di vita estiva che omaggia tanta bella gente a cui bene o male tanti paesani hanno voluto bene se non per il solo fatto che davano da mangiare negli anni della prima vera economia turistica di Castro. Amicizie sincere o ruffiane che spesso portavano alla “sistemazione” del figlioletto in qualche posto statale, a un consiglio legale, un baratto di favori spesso molto personali inimmaginabili in questo tempo di turismo mordi e fuggi.
L’opera é in rima e conferma la fama del gioco alle carte che nelle serate castresi animava ville e circoli privati e spesso con puntate sul tavolo rimaste leggendarie.
Accademia de “Il chiosco”
L’ora della canasta
E’ l’ora! in ciel tramonta e cade il sole
nel mare scomparendo nero oleastro;
le tenebre già scendono in carole
sulla marina splendida di Castro.
I pescatori accendon le lampare,
i bimbi vanno a letto ed ogni gente
si affretta nelle case a riposare
e prepararsi poi pel dì veniente.
E’ questa la routine la più ordinaria,
ma non per gente bene che conosco,
équipe veramente straordinaria
che vive quasi tutta sopra il ” Chiosco “.
Scesa la notte con le più serene
melodiche armonie fra luna e stelle,
discendono altezzose le falene
discendon le ” vandissime ” novelle!
discendono gentili pei gradini,
lente solenni senza mai stancarsi,
le coppie a passi rapidi e piccini,
e vanno al gran cimento, a misurarsi.
Scendono spinte da chi sa che cosa
che le tormenta, attira e le sovrasta !
E’ l’ora, è l’ora qui meravigliosa,
è l’adunata ormai della Canasta !
Scende la Mimma, poderosa stella,
con torcia, occhiali, scialle e col bastone,
al braccio della docile sorella
e il nipotino tanto bambinone.
Discende con incedere solenne ;
a ritmo molle se ne viene giù,
e indietro, timidissimo ed indenne,
il gran corteggio della servitù.
Dalla sua torre eburnea e confortevole ,
Mariella viene giù decisa e forte,
sistemata famiglia ed ” onorevole “,
a sbaragliar le antagoniste accorte.
La Pia con l’Ispettore, i ” fiorentini “,
dopo la cena in tono preordinato,
raggiunge regalmente coi bambini
il punto per lo scontro destinato.
Scende Teodoro, con la Concettina
in un completo adatto a quindicenne ;
egli cadente e lei toujours bambina,
lui secolare e lei sempre ventenne;
poi viene fulminando e folgorando,
con voce ultraterribile e potente,
con la consorte al braccio, brontolando,
il Re della Scopone, il gran Clemente.
Dall’alto, intanto, una gran luce appare!
tutta la gente a lei pronta s’inchina !
è donna Luisa, è lei ch’ora compare,
è lei, della Canasta la Regina ;
e nella luce sua la Clementina,
la molto silenziosa, con Paolello,
che dopo pranzo vuol la minestrina,
se no, non trova pace nel suo letto.
Scendono giù ! le accoglie con turbante
l’onnipresente Dora in gran faccende,
col buon Saverio docile e zelante
a pranzi, a cene, a pizze ed a merende.
Son tutti pronti per la gran tenzone.
Un fischio : corron tutti a prenotare
il posto alla terrazza dei Carrone
che l’invasione debbon sopportare.
E giocano ! poi senti sussurrato : .
“si scende sporco e solo con cinquanta;
oddio, mi prendo il pozzo ! ma è bloccato !
Mi vuoi ? quanti gli onori ? mille ottanta “.
Così la notte passa ! accanimenti,
chouette compiacente o dolorosa,
piccole storie tutte sorridenti,
brevi dispetti fatti color rosa.
Passa la notte per gli spensierati. . .
per gli amatori della gran canasta ;
poi, quando luna ed astri sono andati,
dan le falene il segno che ” ora basta “,
e tornano coi vinti i vincitori,
e pensano pel giro del ritorno,
mentre i mariti, i veri giostratori,
dicono: ” Ahimè! domani è un altro giorno!”
Castro, settembre 1965 – TIP. SCORRANO LECCE
Teodoro PELLEGRINO non è persona qualunque, laureato in Giurisprudenza in quegli anni di soggiorno a Castro è il direttore della Biblioteca Provinciale di Lecce, ma dai più è ricordato per essere stato l’ispiratore della fondazione dell’Accademia delle Belle Arti di Lecce inaugurata nel 1960.
Accademia del Chiosco come titolo della raccolta di poesie balneari praticamente obbligato.
Il Chiosco è quello di Peppino, aperto nel 1954, le foto proprio dei primi anni ’60.
Speriamo di trovarne altre.
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