12 Gennaio 2012 in Blog, Tradizioni

La Festa dell’Annunziata dal 1886 – Tra processioni e spari di mortaretti

Tra le tante particolarità degli archivi parrocchiali, si ritrovano appunti e annotazioni, fuori da qualsiasi logica di ordine, che cercano posto nella poca carta disponibile a quei tempi. Sono appunti di fatti spesso di molto posteriori alla pagine principali e che si sono  salvati proprio per essere legati a documenti parrocchiali importanti, spesso obbligati alla tenuta, che  più di altri sono stati custoditi e conservati.

Tra questi l’appunto a futura memoria di Don Gabriele Ciullo del 31 maggio 1886 per ricordare i festeggiamenti di quell’anno organizzati per ringranziamento al restauro della Cattedrale e l’impegno (fatto voto) del popolo di ricelebrare annualmente nel 31 maggio di  ogni anno una messa solenne, un TeDuem e l’esposizione solenne del Sacramento.

Lo scritto è ricavato nelle pagine bianche che anticipavano lo stato delle anime del 1885, in calligrafia e con linguaggio ormai quasi in italiano moderno.

Il Testo:

Per futura memoria

 Nel di 31 Maggio 1886 cadde in parte questa Chiesa Parrocchiale ex Cattedrale di Castro senza produrre alcuna disgrazia, quantunque si trovassero presenti varie persone, fra le quali l’Arciprete Gabriele Ciullo che fu quasi sepolto dalle macerie; ma mercé la generosa carità di Monsig. L. Rocco Cocchia Arcivescovo di Otranto e del suo fratello Domenico Cocchia Vescovo di Tebesta e amministartore apolostolico dell’Archidiocesi di Otranto, e di vari benefattori della Provincia, si è riedificato in parte e ristaurata in tutto, erogandosi la somma di lire settemila, raccolta dal detto Archiprete Ciullo affrontando perciò fatiche e sacrifici fino a cercar la limosina per la Diocesi e fuori e perciò nella vigilia del S. Natale dello stesso anno, compitisi i lavori si fece la solenne inaugurazione. Verso le ore due pomeridiane cominciarono a suonare a festa i sacri bronzi, ed espostasi la Statua di Maria S.ma Annunziata, Protettrice di questa Città, si cantorono dal Capitolo Collegiale i solenni Vespri. Verso le ore 5 p.m. i R.ndi Canonici accompaganti dalla Confraternita e dal popolo uscivano processionalmente dalla cappella della Congregazione portando Gesù Sacramentato, e dopo il giro della Città fra lo sparo dei mortaretti e lo squillo delle campane si giunse nella Chiesa Colleggiata. Allora si cantò l’Inno Ambrosiano in rendimento di grazie, e quindi del lodato Arciprete si tenne un discorso di corcostanza tra le lacrime del Popolo, e si compì la funzione con la Benedizione del S.mo Sacramento.

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In rendimento di grazia per tanti favori, il popolo ha fatto voto di cantarsi annualmente una messa nel di 31 Maggio, ed il TeDeoum nella sera, espostosi solenenmente il Sacramento.

In Fede Gabriele Can.co Arciprete Ciullo

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Non è il documento più antico sullo sparo dei mortaretti nella Contea di Castro. Già il Magliano nel 1781,  incaricato di stimare la contea rimasta senza feudatario per essere rimessa all’asta, cita le feste religiose del casale di Ortelle,  dove “si solennizzano tre Feste S.Giorgio, S. Anna e S.Fortunato collo sparo de’ Mortali“.

Per Castro, il piccolo fatto annotato ci dice tante cose, come la presenza attiva della Confraternita e la debolezza economica di un paese in bilico tra l’antico abbandono e la speranza di un futuro per quel movimento di villeggianti danarosi che fanno i primi bagni giù al porto. Castro in quel giorno conta poco più di 300 abitanti ed è tutta racchiusa nel suo centro storico, e ancora chiusa dalla Porta Terra. Qualche famiglia è scesa giù al porto a fare turismo quando il termine turismo non era stato ancora coniato. Ma le nuove strade provinciali dello stato unitario erano state già impostate, e Castro, anche se con un po di ritardo,  era stato finalmente collegato tramite Ortelle e Vignacastrisi alla provinciale Lecce-Maglie-Leuca e la sua bellezza, il suo mare, le sue grotte  non potevano non  suscitare l’interesse dei primi villeggianti e dei tanti turisti dopo.

Non è dato sapere se nell’anno seguente, nel maggio 1887, si sia ripetuta la promessa celebrazione e tantomeno se si sia ripetuto lo sparo dei mortaretti. O se tutto si confuse nella festa della Santa Protettrice che potrebbe aver cambiato data più volte, da maggio a marzo ed ora ad aprile.

Forse ci presero gusto coi fuochi d’artificio e spararono, sparano e, con la buona salute del Comitato di turno,  spareranno ancora.




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