21 Gennaio 2011 in Archeologia, Blog, Natura, Storia, Territorio

Il Pozzo delle Spugne

Museo Civico di Maglie  Decio De Laurentiis  – Venerdì 21 gennaio 2011 – ore 19,00

Serata dedicata alla Grotta Zinzulusa sulla costa di Castro al Museo Civico di Maglie. Il clou della serata è stato la proiezione di 16 minuti di riprese subacquee all’interno della grotta, a partire dalla prima pozza del Cocito, fino alla colonna Morgana con l’ardita discesa nel Pozzo delle Spugne che si è scoperto alla sua base e poi ancora un buon tratto di galleria fino ad un’ampia cavità, sempre sommersa, di dimensioni maggiori del più conosciuto e noto Duomo emerso che si può visitare al termine della solita esplorazione turistica . Dopo la presentazione e il saluto del Sindaco di Maglie Antonio Fitto, è seguita un’ampia esposizione della storia delle ricerche all’interno della grotta Zinzulusa e Romanelli dal Settecento fino ad oggi da parte del Direttore del Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia Medica Assunta Orlando. E’ stata illustrata la genesi delle scoperte e in breve la cronologia delle scoperte paleontologiche nelle due grotte.  Il Prof. Genuario Belmonte, direttore del DiSTeBA – Università del Salento, ha condotto una svelta ma completa esposizione sulla genesi e sulle caratteristiche delle grotte sommerse, soffermandosi maggiormente sugli aspetti della biodiversità e sullo stato della conoscenza delle grotte sommerse del Salento, in verità con ancora moltissimi tratti di costa da esaminare. Interessanti i dati sulla datazione delle stalattiti organogenee che si osservano in alcune grotte sommerse che, studiate col metodo del radiocarbonio,  hanno fatto risalire l’inizio della loro formazione a più di 6.000 anni fa.  

Ma come dicevo, il momento più affascinante della serata è stata la proiezione di 16 minuti di video grezzo delle esplorazioni condotte nell’aprile 1997 da parte di un pool di speleologhi subacquei salentini integrato dai più bravi esperti d’Italia. Il Dott. Raffaele Onorato, presidente del Centro Apogon di Nardò, ha ricordato la storia delle precedenti esplorazioni subacquee in grotta e come si arrivò ad organizzare proprio le immersioni di quel 1997. Complice la premessa di Onorato sulla tragica scomparsa di quasi tutti i vecchi esploratori di quella grotta, tutti morti in occasione di altre sfortunate esplorazioni subacquee, la proiezione del video è stata seguita con un certo patema d’animo da parte della sala che si è sciolta solo nel lungo applauso finale.

Il video era senza sonoro ed è stato commentato da Onorato, con una breve premessa sulle difficoltà di immersione incontrate in un ambiente congestionato da un finissimo fango sospeso sulle pareti e sul fondo dei canali esplorati che rendeva praticamente nulla la visibilità appena questo veniva smosso al passaggio del primo esploratore. Onorato ha raccontato tutta la tensione delle sei immersioni in una  sola settimana per poter avanzare oltre i percorsi già noti delle esplorazioni degli anni settanta. Sei immersioni per fissare la corda di sicurezza da usare come guida al ritorno in condizioni di totale assenza di visibilità e per poter tirare fuori quei sedici minuti di video con la migliore qualità possibile.

Tutto il lavoro fatto del sub esploratore in avanscoperta, la scoperta d’intuito del pozzo alla base della torre Morgana, così come è stata battezzata la lama di erosione alta un paio di metri appena fuori dal laghetto del Cocito. In pratica un pozzo fangoso in cui è stata scoperta una spugna sferoidale bianca intitolata a Ninì Ciccarese, all’epoca assessore al Comune di Castro e parte attiva nelle esplorazioni. Una spugna comunissima di oltre un milione di anni fa, ma sopravvisuta solo in fondo a quel pozzo melmoso della Zinzulusa. Il pozzo delle spugne, appunto.

La necessità di doversi reintrodurre una seconda volta per dover tirare fuori un secondo esemplare di spugna per gli studi di un esperto francese dopo il primo esemplare già inviato a esperti di Firenze. E poi ancora le immagini di una esplorazione mai fatta finora, avanzando in strette gallerie che anticamente formavano la rete dei percorsi sommersi delle acque piovane fino a un ‘ampio duomo sommerso a circa 11,00 metri di profondità dedicato a Decio De Lorentiis e poi ancora avanti fino alla fine della lunghezza della fune di sicurezza.

La serata è stata l’occasione per capire, ancora una volta, l’estrema importanza delle grotte emerse e sommerse salentine, in particolare quelle della fascia costiera Otranto-S. Maria di Leuca e della costa neretina, e più in particolare della Grotta Zinzulusa, col rammarico che solo la cronica indisponibilità di fondi rende incostante la ricerca e lo studio di risorse uniche al mondo. Una ricerca e uno studio che si muovono, quando si muovono, solo sulla accidentalità delle cose o sulla buona volontà degli appassionati e dei cultori delle materie interessate. Eppure nella serata si è avuta chiara l’impressione che gli studiosi locali siano di livello assoluto, gli speleologhi salentini tra i più preparati ed esperti d’Italia e le attrezzature scientifiche dell’Università di Lecce all’altezza di ogni necessità.

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Qui altre foto della serata.

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