I Censimenti del 1818 e 1819 della Comune di Castro
Regnante Gioacchino Murat, per sua disposizione, a partir dal 1810 fu dato ordine ad ogni parrocchia del Regno di Napoli di censire tutta la popolazione amministrata. Gioacchino morì nel 1815, ma la disposizione restò almeno fino al 1818-19, anni in cui il curato Tafuri, giusta la vecchia circolare del 12 settembre 1810, redige per Castro due succinti e brevi censimenti.
Per alcune parrochie del regno, molti curati si impegnano a riferire quante più notizie possibili, allegando anche piantine del territorio amministrato, mentre lo Stato della Popolazione della Comune di Castro occupa appena una pagina di dati in forma molto sintetica. Nella intestazione è da rimarcare l’uso ormai consolidato del termine Comune e la sua declinazione al femminile, un francesismo che è rimasto invariato finora in tutto il dialetto salentino.
Gli abitanti al 31 dicembre 1818 sono 122.
Per gli adulti, i maschi sono 57, le femmine 48, a cui vanno ad aggiungersi 4 fanciulli e 13 fanciulle (sotto i sette anni), per un totale appunto di 122 cittadini.
Nell’anno successivo, il curato Tafuri , annota per il 1819 una situazione appena un po più articolata per un totale di 128 abitanti così distinta:
Per gli adulti annota tra i maschi 53 soggetti e per le femmine 38, in un apparente inspiegabile decremento se non si tiene conto che la soglia dell’età dei fanciulli sale dai sette ai 14 anni per i maschi e 12 anni per le femmine, che risultano rispettivamente in numero di 17 e di 20, per un totale della popolazione castrense di 128 cittadini.
Gli sposati sono 25, mentre 2 donne risultano vedove e con questi numeri si riassume lo stato civile della piccola comunità.
Un’umanità ancora caratterizzata dalla feudalità di 19 possidenti, dal passato vescovile con 11 preti, e una prevalenza di impiego in agricoltura visto che il numero dei 38 contadini supera di molto quello dei 9 marinai.
Non sappiamo perchè nel febbraio 1820 il curato aggiorna e riscrive il censimento. Forse quello del dicembre passato era molto pasticciato e confuso. I numeri però restano sempre quelli: 53 maschi e 38 femmine , con 17 maschi sotto i 14 anni e 20 ragazze sotto i 12 anni. Si legge ancora che 26 maschi sono celibi, 25 donne sono nubili, 25 sono i soggetti coniugati, ancora 2 le vedove.
Nello stato impiegatizio risultano ancora i 19 possidenti, nessun impiegato ad arti liberali, 11 preti, nessun frate o monaca, 38 contadini, nessun forestiero o domestico, 9 marinari e pescatori, nessun medico.
Nei due censimenti si nota uno squilibrio tra maschi e femmine in favore dei primi per l’età adulta e in favore delle donne per l’età giovanile. Non sappiamo se questo sia un indice di qualche fattore ambientale o sociale o se l’esiguità dei numero possa essere stata condizionata da fatti episodici.
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