28 Giugno 2009 in Architettura, Blog, Notizie, Restauri

Prima che sia troppo tardi

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A giorni dall’apertura al pubblico del Castello di Castro, riprendo un vecchio articolo di Marina Pizzarelli sullo stato del Castello.

Gazzetta del Mezzogiorno mercoledì 10 Novembre 1982
Prima che sia troppo tardi
Espugnata dal tempo e soprattutto dal’incuria, l’antica fortezza di Castro è una delle bellezze del Salento da visitare assolutamente. Ma sarà bene farlo in fretta, molto in fretta.

di Marina PIZZARELLI
Parafrasando un recente titolo del Times, “Visitate l’Italia prima che sia troppo tardi”, si potrebbe dire: Visitate il castello di Castro prima che sia troppo tardi. Sempre che si riesca ad entrarvi, dopo aver ottenuto la chiave del robusto cancello in ferro che ne custodisce l’ingresso, ed a superare incolumi impedimenti vari, quali buche mimetizzate tra la lussureggiante vegetazione spontanea che tutto invade, trabocchetti misteriosi e muri vetusti pericolosamente in bilico nel vuoto. Ma quando infine, vittoriosi su tante avversità, ci si sarà arrampicati sulla sommità della torre maggiore che con la sua mole quadrata domina le rovine intorno, lo spettacolo della costa sottostante, da S. Cesaria a Tricase, vista da un’altezza inusitata per queste parti, sarà la giusta ricompensa di tutto.

Cesare Brandi (Pellegrino di Puglia, Laterza 1977) cosi la descrive: “Di qua e di là la falcatura della costa è perfetta: non si scova nella carta geografica, e forse è appena più grande di Piazza San Pietro, ma sembra vastissima e forbita, di poco meno arquata della prima fase della luna. E alla luna richiama, non già perché il paesaggio sia spettrale, ma per la qualità d’argento delle rocce, che sotto questo sole autunnale ma ancora luminoso, convoglia nel giorno il meglio dei placidi candori della notte”.
E da lassù ci si rende conto del perché questo sito sia stato scelto dagli uomini quale luogo di culto prima (se è vero che qui era un tempio a Minerva), di difesa poi: il promontorio, alto 98 metri sul livello del mare, con le sue pareti irte e scoscese, doveva costituire un luogo suggestivo ed insieme per natura inaccessibile, condizione estremamente importante per questa che da sempre è stata terra di frontiera.
A munirla di una rocca, primo nucleo dell’attuale fortezza, furono con ogni probabilità i Romani, cui seguirono con alterne vicende i Bizantini, quindi, divenuta contea, Normanni Svevi e Angioini. Ed il luogo dovette assumere vitalità sempre maggiore, se nei registri angioini del 1282, tra le fortezze più importanti d’Italia, per la Terra d’Otranto si nomina Castro insieme a Brindisi, Ostuni, Taranto, Torre Maggiore, Ugento e Villanova; e se nella Descrizione di tutta l’Italia Leonardo Alberti (1479 – 1552) la cita come “la città di Castro, ove si radunano i mercanti a fare i loro traffichi, e massimamente per comprare olio, che quivi è portato, si come a luogo opportuno, da i popoli vicini”..
Questo periodo di floridezza economica venne meno allorché, all’inizio dell’età moderna, accentuatasi la disputa politico – ideologica tra il regno cattolico di Spagna ed i Turchi Ottomani, la Puglia divenne il baluardo, la punta più avanzata della lotta contro gli infedeli. Tra la fine del secolo XV e tutto il XVI, Castro ambi infatti da parte dei Turchi una serie rovinosa di assalti che ne fiaccarono irrimediabilmente ogni energia e capacità di ripresa: dapprima coinvolta nella vicenda otrantina (1480), venne quindi saccheggiata e distrutta dai Turchi di Ariadeno Barbarossa nel 1537 e di Bassà Lustambai nel 1573.
Tra tante vicende tempestose la vecchia fortezza, difesa da quattro torri quadrate e due circolari, fu abbattuta, e sulle sue rovine, per volere del viceré spagnolo don Pedro di Toledo, che provvedeva a fortificare le coste pugliesi, venne edificato in carparo il nuovo castello e rinforzata la cinta muraria.
E questa è la fortezza che è giunta fino a noi, ma in uno stato tale di degrado da poter essere identificata con difficoltà nella descrizione che ce ne fa un documento sicuramente databile alla fine del Settecento e custodito nell’Archivio Diocesano di Otranto: “Inespugnabile per natura, perché piantata in luogo eminente, con un terrapièno di circa un miglio, e che offende e non può essere offesa. Inespugnabile per arte, perché le sue mura sono alte palmi trenta cinque e larghe palmi dieci, col circondario di merli fatti secondo l’arte bellica e con spiatore. In esse mura verso Oriente vi sono tre torri alte palmi quarantacinque e larghe quindici con castello guardato da quattro torri, l’una di forma quadra alta palmi 84 e larga 40, l’altra di figura anco quadra alta palmi 56 e larga 43; la terza di figura rotonda, alta palmi 54 e larga 37 e la quarta alta palmi 73 e larga 40. Verso poi occidente vi sono due altre torri o baluardi. l’una di figura ottagonale, alta palmi 70 e larga 35 e l’altra di forma quadra di 73 palmi con guardiola sopra”.
Di questo formidabile sistema difensivo oggi restano le malinconiche rovine del castello, che si sviluppa intorno ad un cortile rettangolare, il cui ingresso, nella cortina Est, è difeso da una caditoia a triplice gettata con mensole a beccatelli ed un tempo anche dal ponte levatoio, come dimostrano l’incastro nel muro che corre lungo il cornicione della porta, ed i fori laterali per la manovra delle catene. Delle quattro torri, quella quadrata rivolta a Sud – Est è quasi completamente crollata, mentre il robusto bastione di Nord – Ovest, la torre cilindrica e l’alta torre quadrata resistono impavidi, anche se in cima a quest’ultima svetta una moderna struttura posticcia, forse una sorta di posto di vedetta in uso durante l’ultima guerra.
Se poi un qualche ostinato e pignolo visitatore del luogo volesse continuare la sua ricognizione alle famose fortificazioni di Castro, per ritrovare quanto descritto da fonti bibliografiche e documentarie, andrebbe incontro a molte delusioni. Per prima cosa constaterebbe la sparizione dell’antica porta d’ingresso alla città, “con le sue belle feritoie all’altezza dei merli” e lo stemma dei Gattinata, signori del luogo, di cui ci riferisce Filippo Bacile di Castiglione. Se ancora, iniziando il giro dal poderoso muraglione di Nord – Ovest, dopo aver oltrepassato la latrina pubblica molto opportunamente lì quasi addossata, volesse percorrere il circuito delle mura e ritrovare le cinque torri che un tempo ne difendevano gli spigoli, constaterebbe non solo la sparizione di ben tre delle suddette torri e di ampi tratti delle mura sostituiti da vecchie case, ma anche alcune sostituzioni in atto sui resti diroccati delle mura (basti guardare il tratto ad Est, presso la torre di proprietà Catalano).
Tutto ciò sempre se il nostro visitatore sarà riuscito ad oltre passare i mucchi di immondizie di ogni tipo che ingombrano gli antichi percorsi lungo le mura e che sembrano aver sostituito, a mò di novella cintura difensiva contro il turista – visitatore, il fossato ormai scomparso.
Eppure Castro oggi punta molto sul turismo: basti pensare che i suoi 2.344 abitanti si moltiplicano durante i mesi estivi fino ad occupare quell’80% circa delle case che rimangono vuote durante il resto dell’anno. E’ però un turismo prettamente estivo, che sfrutta come uniche risorse sole e mare, e che invece andrebbe esteso ad un più lungo periodo, offrendo al visitatore alternative di natura artistica e culturale e valorizzando quindi l’esistente. Ed uno dei punti prioritari in un programma del genere, dovrebbe consistere proprio nel restauro e valorizzazione del castello e delle mura, il primo per utilizzarne a scopi sociali e culturali gli splendidi ambienti ancora salvabili, le seconde ripristinandone i percorsi immediatamente attigui, in un circuito turistico di grande suggestione.
E’ da lungo tempo che si parla dell’acquisto del castello, attualmente di proprietà Catalano, da parte del Comune, e pare che il prezzo inizialmente fissato, con i ritardi burocratici e la cattiva volontà, si sia nel frattempo di molto dilatato. Da qualche anno è stato ufficialmente affidato a dei tecnici l’incarico di approntare il progetto di recupero, e si sa che il Comune ha anche contratto un mutuo per l’acquisto.
Eppure noi insistiamo nel consigliare: visitate il Castello di Castro, prima che sia troppo tardi!.




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Pagine speciali sono dedicate al Castello di Castro, con informazioni e disegni originali ripresi dai lavori di restauro. Un'ampia documentazione sulle vicende delle ricerce archelogiche svolte nel territorio di Castro è disponibile con l'ausilio di grafici e video documentali.

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