Il De Viti si rinnova
Dopo oltre quindici anni di totale inutilizzo, seguenti a un già lungo periodo di ospitalità di fortuna, rinasce il De Viti. Per alcuni le colonie, per altri le scuole, per quasi tutti i castrioti il DeVitis, in verità solo l’edificio di villeggiatura estiva dell’Istituto Francesco DE VITI che ha sede in Ortelle, dove sorge l’edificio madre che per quasi un secolo è stato un Orfanotrofio maschile, così come lo fu l’Orfanatrofio Gabrile CIULLO di Castro per tante ragazze.
L’imponente fabbricato su via Vittorio Veneto ha offerto per quasi un secolo numerosi servizi ma principalmente è stato la colonia marina estiva dei ragazzi ricoverati presso l’Orfanatrofio di Ortelle, nato come Ente Morale e poi inquadrato come I.P.A.B. (Istituto per la Previdenza e Assistenza dei Bisognosi). L’Istituto dalla sua fondazione (1919), sulla regola imposta dallo Statuto, ospitava nella sede principale di Ortelle orfani di sesso maschile secondo criteri che nel corso degli anni si sono modificati col mutare degli eventi storici e sociali del XX secolo. Dapprima ricovero per soli orfani della prima guerra e poi via via per orfani comuni e poi più recentemente per minori di famiglie bisognose.
I minori, educati nelle scuole dell’obbligo di Ortelle, con l’arrivo della stagione estiva, venivano ospitati nella colonia di Castromarina in ampi cameroni comuni, sotto custodia delle suore e del sorvegliante maschile, l’ultimo dei quali l’indimenticato Fioravante ARSENI. I più fortunati in estate venivano ripresi in famiglia dai genitori specie i figli delle coppie emigrate all’estero per lavoro.
Dopo decenni di abbandono, sia per il degrado delle coperture che per la revisione del concetto di orfanatrofio, la struttura si appresta ad essere ri-funzionalizzata alla luce della disciplina della Legge Regionale 10.7.2006, n.19 e del Regolamento Regionale 18.1.2007, n.4, che prescrive specifiche caratteristiche architettoniche per ogni tipo di funzioni socio-assistenziali riconosciute dalla Regione Puglia. Per restare nel linguaggio burocratico la nuova destinazione d’uso sarà quella di ricovero delle persone inabili maggiorenni, secondo l’art.57 del Regolamento.
L’edificio, per tante ragioni, verrà rinnovato in ogni sua parte, con la sola conservazione dei vani a volta del piano terra. La ristrutturazione interesserà sia le muratura (da coibentarsi) sia le parti strutturali (che dovranno essere anti-sismiche) sia tutta la distrubuzione architettonica interna. Conserverà la sagoma e il caratteristico prospetto esterno e i due piani e mezzo interni.
L’edificio che in questi giorni potete vedere interessato dai primi lavori di demolizione del piano sopraelevato, è stato realizzato in più fasi a partire dagli anni trenta. Dapprima un nucleo di poche stanze (due vani, un atrio, dei servizi e una cucina) poi ampliato con due cameroni laterali sulle ali e poi con la sopraelevazione del piano primo. Sull’anno di inizio della costruzione non sappiamo molto, ma sicuramente è successivo sia al 1918, anno delle disposizioni testamentarie di Francesco DE VITI, e probabilmente al 1923 che vede la fondazione in Ente Morale con decreto reale del 27 agosto 1923.
Con l’esecuzione dei lavori di costruzione dell’ultimo piano si è provveduto a rivestire con ornamenti di pietra leccese tutta (e solo) la facciata di prospetto su via Vittorio Veneto che pur essendo relativamente recente ricalca gli stilemi più antichi dell’edificio principale sede dell’Istituto in via Vittorio Emanuele in Ortelle.
La tipologia di ospitalità offerta dalla distribuzione architettonica era di tipo collettiva con dormitori comuni offerti da due ampi stanzoni a piano primo essendo tra l’altro l’Istituto Francesco De Viti esclusivamente maschile.
La nuova struttura
La nuova struttura prevede l’ospitalità di persone fisicamente impedite che nel corso della loro vita si trovano in condizioni di abbandono, sia per la perdita del familiare che lo accudiva, sia per tante altre ragioni. Le funzioni comuni sono ubicate a piano terra con i servizi di pranzo e cucina e alla socializzazione dei ricoverati. E’ prevista una direzione e un locale per le quitidian evisite mediche.
Ai piani superiori sono ricavate undici stanze, per 22 posti letto, tutte dotate di servizi igienici per persone fisicamente impedite.
Le opere sono finanziate dalla Comunità Europea, con una quota di cofinanziamento a carico dell’Istituto De Viti, e prevedono il completamento (compreso l’arredamento) della struttura che entro quest’anno potrebbe vedere finalmente l’utilizzo di una struttura che per la posizione e la vastità degli spazi esterni è stata spesso un buco nero urbanistico nel tessuto di Castromarina. Per chi ha qualche nostalgia da soddisfare ancora pochi mesi prima della trasformazione definitiva.
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