i Rizzo a Castro
Nel 1749 Ippazio RIZZO (Ipazio Riccio) ha 76 anni, in casa ancora il figlio Domenico di 45 anni e la moglie Grazia PANTALEO. Possiede terreni in Castro e vive dentro la città vicino la chiesa. Il figlio Domenico, sposato con Grazia RUSSO, morirà piuttosto presto lasciando la moglie Grazia per molti anni vedova a crescere Francesco, Donato e Ippazio.
Per molti anni la vita di Grazia RUSSO sarà rattristata dalla vedovanza, dalla scomparsa di Francesco e Donato e per alcuni anni la piccola famiglia, formata dalla madre e dal piccolo Ippazio, scompare anche dai registri parrocchiali forse ospitata altrove fuori Castro.
La storia dei Rizzo a Castro si può dire però che nasce col piccolo Ippazio che nella casa materna, convivendo con la madre vedova, sposa Apollonia CARROZZO da cui avrà solo la piccola Lucia. A lutti seguono ancora lutti: Apollonia muore e Ippazio, piuttosto maturo, sposa in seconde nozze una donna forse ortellese, Giuditta STRAMBACI, il cui cognome è peculiare di Ortelle dove, benchè all’epoca piuttosto diffuso, si è ormai estinto. Da Giuditta Castro avrà l’intera discendenza del cognome Rizzo oltreché un nome di battesimo che si ripeterà per invisibili linee femminili essendo assolutamente indeclinabile al maschile.
Lucia, figlia di primo letto morirà anch’essa, e una delle figlie della seconda moglie di Ippazio verrà chiamata Lucia e sposerà il vignacastrense Rosario PAIANO. La seconda figlia Domenica, stesso nome dello sfortunato padre di Ippazio, si sposerà con Antonio FERSINI da cui discenderà un numeroso ramo di Fersini, ma che conoscerà, tra le prime Rizzo, il lutto della tragedia di mare avendo il marito Antonio naufrago davanti a Punta Mucurune nel 1872 assieme ad altri quattro pescatori.
Di altre cinque sorelle di Domenica, Concetta, Donata, Annunziata, Grazia e Giuseppa, sappiamo poco. Non compaiono nei registri come sposate in Castro per cui o sono emigrate o morte secondo la spietata statistica delle morti infantili nel settecento.
La linea che porta il cognome RIZZO si riduce nuovamente dopo tre generazioni al solo figlio maschio di Ippazio e Giuditta a cui verrà dato il nome del santo protettore di Ortelle appunto Giorgio che rafforza le considerazioni sul paese natale di Giuditta.
Lo schema allegato è puntato in modo particolare sull’ottocento essendo numerosa la discendenza nel novecento e non raccoglibile in un semplice formato A4. Le linee numericamente importanti sono i due fratelli Salvatore e Ippazio, figli di Giorgio e di Saveria FERSINI.
Lo schema offre molti motivi di riflessione tra cui uno già accennato come quello del trasferimento del nome di battesimo. Per esempio la cadenza nonno/nipote per il nome Ippazio RIZZO che è tuttora conservata a partire dal capostipite Ippazio nato nel 1673 e conservato ancora come nome e cognome in un giovane concittadino.
Un altro esempio sono i nomi di battesimo assegnati ai figli in ricordo di fratelli morti giovani. Come Lucia, Assunta, Donata solo per citare le prime linee dello schema.
Anche il nome Giuditta segue uno schema di continuità che passa per linee femminili cambiando sempre il cognome a cui si lega sembrando un fatto accidentale ma invece ben riconoscibile disegnando le linee parentali.
Una complicazione nello schema dei RIZZO, ma anche nei coimparentati FERSINI, è il matrimonio tra i vedovi Antonio RIZZO e Maria Domenica CIRIOLO (1866), entrambi già sposati e con prole. La tracciatura delle linee parentali è complicata proprio dal primo matrimonio di Maria Domenica con Benedetto FERSINI (1855) che trasferirà, premorto, il nome al figlio Benedetto (1894-1918), che a sua volta avrà lo stesso destino del padre e anche il nipote riceverà lo stesso nome di battesimo, Benedetto (1919), detto Mesciu Tettu. La vedova di Benedetto (1894-1918), Giuseppa PANARO contrae un secondo matrimonio con prole. Anche un nipote di Benedetto (1855-1918) con nome foneticamente simile (Bernardo) si risposa due volte con due sorelle PANARO (Gemma e Rosaria) con prole da tuttte e tue. Per questo è opportuno fissare su un diagramma il blocco di questi intrecci a beneficio dello sforzo nmemonico.
Come per tutti i cognomi (e ricordo sempre che il cognome è solo un comodo sistema per raggruppare soggetti e non tiene in giusto conto l’apporto genetico delle madri) il cognome RIZZO deriva da un piccolo nucleo familiare, spesso instabile, per alcuni anni assente dalla città, che fa pensare a una comunità castrense per tutto il seicento fortemente instabile, con nuclei spesso migranti dai casali della Contea e viceversa il cui legame alla città può ricercarsi solo sulla proprietà di terreni nel suo intorno.
Nel Catasto Onciario dell metà del settecento, a differenza degli altri nuclei residenti di Spongano, Marittima, Vignacastrisi, ecc.., la presenza di forestieri possidenti è piuttosto elevata e non solo riferita a cittadini dei centri immediatamente contigui. La presenza di queste famiglie che compaiono e spesso scompaiono da registri parrocchiali che portano o alla estinsione tout court del cognome (Ettore, Pisino, Donadeo, Barone, ecc..) o all’affermazione di numerose discendenze (Fersini, Coluccia, Rizzo, De Santis, Ciriolo, Capraro, ecc..) non fanno altro che confermare la sofferenza di un paese abbandonato partire dalla fine del ‘500 a tutto il ‘600.
Una comunità che spesso si arrichisce di una nuova famiglia perchè questa si accomoda al trasferimento di un prelato che si insedia nelle numerosa corte vescovile o di braccianti che qui si trasferiscono per la cura dei terreni degli ancora potenti signori feudali.
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